Prime Esperienze
Compagni di seghe.
di SergioMessina
20.02.2024 |
14.386 |
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"Detto fatto, Raffaele si tolse i pantaloni e la maglietta, che ripiegò con cura insieme alle mutandine a bordo vasca, e non senza qualche brivido, si..."
Siamo in una Sicilia di circa quaranta anni fa. L'ambiente era quello rurale di campagna, popolato da moltissimi giovani. L'età media all'epoca era molto più bassa che oggi, e noi ragazzi, figli degli anni '60 ed inizio '70 eravamo a ciurme, un poco ovunque. Case affollate di fratelli e cugini, privacy quasi a zero.Così imbattersi in qualcuno che se lo menava, era quasi normale.
Persino a scuola se lo menavano sotto il banco, e senza imbarazzo alcuno, perché eravamo un po' tutti abituati alla mancanza di privacy. Anzi, esisteva persino il piacere sottile di farsi vedere in quella azione così indecente. Oggi lo chiameremmo esibizionismo, ma non so se effettivamente era così. Ci piaceva e non ci creava imbarazzo: tutto li.
In campagna era frequente anche di appartarsi in gruppi, in luoghi un po' fuori mano, ma neppure tanto.
Partiva uno a tirarselo fuori, e poi seguivano gli altri.
Cazzi grandi, cazzi piccoli, cazzi pelosi, cazzi glabri, cazzi dritti, cazzi storti, cazzi sporchi, cazzi puliti. Quando le patte dei pantaloni si aprivano, poco ci interessava del giudizio degli altri. Ci interessava godere e provare qualche brivido di piacere, ma nella più totale ingenuità. Una cosa nostra da maschi. Quelli che non si associavano, ed a volte si allontanavano, erano guardati con sospetto, allo stesso modo di quando ci fermavamo a pisciare sui muri tutti insieme.
Capitava pure che qualcuno con più esperienza insegnasse ad altri a trarne il massimo del godimento. Gambe chiuse, gambe aperte, sega svelta, sega lenta, sega a pugno chiuso, seghino ad indice e pollice, massaggio del frenulo e della cappella. L'obiettivo era sborrare, ma esistevano molti modi per trovare il massimo godimento nel farlo.
Qualche giornaletto porco che passava di mano in mano, e ci si raccontava le impressioni ed il godimento nel veder far robe in quelle pagine così peccaminose.
Sborratine in cui usciva quasi niente, ma molto goduriose. Poi si pisciava tutti insieme e si andava via.
Ci masturbavamo molto, qualcuno proprio in modo così ossessivo che non riusciva a pensare ad altro. Il più delle volte in questi raduni da porcelloni con gli ormoni in ebollizione, stavamo ad una certa distanza, ma è capitato anche di farlo fianco a fianco. Ricordo distintamente che in qualche occasione qualcuno si è avvicinato affiancato, tanto da sentire sia il calore della sua gamba che il suo odore.
Francamente non mi rammento granché di questi ragazzi. Non mi è rimasto nulla di memoria visiva: né il loro viso, né i loro cazzi. Erano conoscenze estive limitate a qualche stagione, ma mai approfondite realmente. Qualche corsa nei prati in bici, il bagno allo stagno, tante risate e canzonette di Sanremo urlate per la via.
Quello che invece ricordo molto bene, con minuzia di particolari, fu un solo episodio.
Raffaele, oltre ad essere uno dei ragazzi che sovente partecipavano a questi raduni di seghe, era anche un mio lontano parente. Adesso non ricordo neppure che grado di parentela, ma li in paese un po' tutti eravamo imparentati o con qualche legame familiare acquisito.
La raccolta dei pomodori per fare le conserve era una delle occupazioni che sovente lasciavano a noi ragazzi.
Io e Raffaele, alla buonora, coadiuvati dal nonno, ci mettemmo di buzzo buono a completare tutto prima che il calore della giornata estiva divenisse insopportabile per fare questo lavoro.
Già alle 10, quando i raggi del sole iniziavano a bruciare, avevamo colmato tutte le ceste di vimini che aveva preparato il nonno. E fu il nonno a suggerirci di rinfrescarci nella vasca di irrigazione.
L'acqua era bella fresca e l'idea di fare il bagno era molto allettante. Diceva che lui ed i suoi fratelli da ragazzi, quando c'era molto caldo, lo facevano sempre.
La vecchia vasca non era grandissima ma si riusciva pure a fare qualche bracciata. Bisognava solo fare attenzione a non prendere qualche scivolone, perché il fondo era pieno di alghe.
Detto fatto, Raffaele si tolse i pantaloni e la maglietta, che ripiegò con cura insieme alle mutandine a bordo vasca, e non senza qualche brivido, si immerse nella frescura dell'acqua, tutto nudo.
Io tergiversai un attimo, aspettando che suo nonno se ne andasse, e poi lo raggiunsi.
Non mi ero mai messo tutto nudo di fronte ad un altro ragazzo che conoscevo appena. Era capitato con mio fratello, ma con estranei mai.
Quello che mi imbarazzava particolarmente era mostrare il sedere. Il cazzo no.
Mostrare il cazzo credo che non imbarazzasse nessuno della mia generazione, ma il culo si. Non so come mai, e quale significato ancestrale poteva avere questo, ma notavo che anche Raffaele non si metteva mai di schiena.
Poi ci siamo sciolti un poco e tra una schizzata d'acqua gelida reciproca e l'altra, finimmo per bandire ogni pudore e nuotare divertiti e sguaiati.
Ad un certo punto sentimmo il rumore di una macchina, e da li a qualche minuto si presentò una signora.
Era la moglie del confinante, che come gli aveva promesso il nonno era venuta a prendere una cesta di pomodori.
A vederci tutti nudi sguazzare nell'acqua, la sua espressione era ovviamente sconcertata, ma fece comunque buon viso a cattivo gioco. Per quanto cercassimo di coprirci con la mano, non eravamo più dei bambini e quindi la scena non era davvero appropriata per una signora.
Recuperò la sua cesta di pomodori quasi ad occhi chiusi e si allontanò di corsa stupefatta.
Le risate nostre si sentirono in tutta la vallata.
Questa occasione diede il la al solito epilogo.
Raffaele, che nel frattempo si era seduto a bordo vasca, con fare porcello, iniziò a toccarsi sempre con più insistenza, fino a farselo venire duro duro, malgrado l'acqua fredda.
Da li a poco pure io lo emulai.
Fu una sega in compagnia però molto diversa dal solito.
Eravamo vicini vicini e stranamente Raffaele mentre segava il suo cazzone con un gran ciuffo di peli neri, mi guardava profondamente negli occhi, quasi a voler scorgere nei miei una intesa che andasse al di la del solito.
Malgrado avessi capito benissimo le sue intenzioni, feci finta di niente.
La timidezza è sempre stata il mio limite, e mi son perso tante occasioni a causa di questo.
Se solo avessi saputo superare quell'imbarazzo, a prenderlo in bocca magari no, ma lo avrei segato certamente, così come mi avrebbe fatto infinito piacere sentirmi succhiare e toccare da lui.
Ma così non fu.
Superare la barriera tra me e lui era uno step troppo in la, che non mi sentivo ancora in grado di oltrepassare. Fantasticavo a volte su questo tipo di evoluzioni, ma era una fantasia ancora immatura e parecchio insicura. Lui probabilmente no, e mi sono fatto l'idea che con molta probabilità lo avesse già fatto, ed aspettava solo che fossi io a fare un passo verso di lui.
I nostri schizzi arrivarono sul pelo dell'acqua e si mescolarono in cerchi concentrici. Soddisfatti si, ma non fino in fondo.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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